domenica 1 novembre 2009

1. 2009 - IL NATALE DI S. PAOLO - Tempo di conversione

IL NATALE DI S. PAOLO

Tempo di Conversione

Introduzione

Paolo o Saulo di Tarso, ebreo ellenista di cittadinanza romana, non conobbe direttamente Gesù pur essendo in qualche modo contemporaneo, quindi fu apostolo delle genti per vocazione (Rm 1,1). La sua conversione, sulla via di Damasco, è improvvisa, avvolto da una luce che lo rende cieco per tre giorni e dalla voce di Gesù che lo interroga, viene colpito da una conversione inaspettata e traumatica, archetipo di tutte le conversioni.
Nei suoi scritti non racconta direttamente della nascita del Salvatore, né fa riferimenti diretti; parlare del Natale secondo San Paolo potrebbe sembrare una forzatura impropria.
Ha in ogni caso contatti diretti con gli evangelisti, nel suo primo viaggio con Barnaba è accompagnato per un tratto da Marco, l’estensore del primo evangelo nel quale, però non viene trattato il racconto del Natale.
Il suo discepolo Luca di Antiochia, estensore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli, dove racconta per tre volte della conversione di Paolo, narra la nascita di Gesù con gli occhi di un non Ebreo, di un pagano convertito che secondo la storiografia ha trovato le sue fonti non solo dai discepoli, ma anche dalla fonte "Q" e dal vangelo di Marco (?); Paolo quindi conosce indirettamente il racconto della nascita dal suo più fedele discepolo che gli sarà vicino anche nei periodi più travagliati. ( Tm 4,11)
Il Natale di Paolo e quindi tempo di incontro che genera conversione.
Il Natale à la memoria della nascita del Bambino, venuto a salvare il mondo, a riscattarlo tramite il Battesimo, a santificarlo con l’Eucaristia, ad immortalarlo nella Resurrezione.

Premessa: la Conversione

La conversione (religiosa) è l’adozione di un nuovo credo, differente da quello che si aveva precedentemente e che genera un libero cambiamento.
Nel Nuovo Testamento è vista come un cambiamento morale che riporta a Dio e alla religione stessa; ciò avviene sia per i credenti « Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è giunto: convertitevi e credete al Vangelo » (Mc 1,15), sia per i non credenti « Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro tutto ciò che vi ho comandato » ( Mt 28,19).
La conversione non è fine a se stessa, ma un percorso continuo, una ricerca ed adesione costante alla fedeltà evangelica, sostenuta dalla vita sacramentale e dalla preghiera, un percorso lineare anche se irto di difficoltà, che accompagna tutta la vita del cristiano.
Per il non credente, per chi segue idoli pagani del passato e del presente, per chi ha abbandonato la via maestra, per chi non sente la voce del Signore, la conversione può arrivare improvvisa, essere chiamato inaspettatamente come Paolo, messo davanti liberamente ad una scelta radicale a cui poter aderire. Alle spalle vi è sicuramente un percorso nascosto, magari tortuoso una ricerca generica di un qualche cosa che manca, ma un qualche evento, dolore, disgrazia, amore, conoscenza o altro fanno scattare la molla della conversione.
Non è un atto di massa, la conversione è un fatto che rientra strettamente nella sfera del personale, ci ha chiamato per nome: “Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome.”. (Is 49,1), non può essere imposta con la forza, la violenza o l’inganno “Credere dipende dalla volontà” (S. Tommaso), è un dono gratuito di Dio, che egli offre a ciascuno; la conversione è un atto consapevole dell’individuo toccato dalla Grazia.


1. La struttura

Nell’introduzione e nella premessa sono indicate le linee guida del Natale di Paolo: conversione da altra fede e cambio di atteggiamento, ricerca di un percorso o evento esterno, libera scelta, chiamata nominale e adesione di massa, visione escatologica del Natale e anticipazione della Pasqua.
La rappresentazione plastica è organizzata in tre corpi distinti che si integrano: al centro la grotta, sul lato sinistro il percorso della conversione come ricerca, su quello destro come evento esterno; i due blocchi laterali sono incorniciati da semi archi che si innestano nella grotta stessa, archi che danno il segno del passaggio.
I tre corpi sono a loro volta organizzati su tre livelli, oltre ad uno spazio posteriore che da profondità e specificità del piano stesso. I colori aiutano a guidare la lettura: a sinistra (conversione ricerca) quelli caldi della luce, del sole, a destra (conversione evento) quelli freddi delle tenebre, quasi sepolcrali.
L’illuminazione della rappresentazione è di ausilio alla narrazione presentata.

2. Livello I° – sinistra/destra

“Dopo che Gesù nacque a Betlemme in Giudea, al tempo de re Erode, ecco giungere a Gerusalemme dall’oriente dei Magi, i quali domandavano: Dov’è il neonato re dei Giudei? Poiché abbiamo visto la sua stella in oriente e siamo venuti ad adorarlo" (Mt 2,1).
I Magi, che noi rappresentiamo in tre persone in funzione dei doni portati, potevano essere da due a dodici, erano probabilmente dei sacerdoti dedicati al culto di Zoroastro, con conoscenze approfondite di astronomia e astrologia, rispetto agli ebrei che ne erano completamente privi, che colgono negli eventi cosmici quel segno che attendevano e cercavano, anche alla luce del testo profetico di Baalan del quale erano, con buona probabilità, a conoscenza; “Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele”. (Nm 24,17).
“I magi prestarono fede all'unico profeta che essi ebbero…in qualche modo, sono stati scelti a rappresentare il mondo intero” (S. Cromazio).
Si mettono in cammino, affrontando le insidie e i disagi di un lungo viaggio, spinti dal desiderio interiore di conoscere e contemplare il Messia.
Sono rappresentati da due persone che portano i doni, oro, incenso e mirra, venuti ad adorare il bambino ancora con una fede incerta, rappresentata dalla luce tremolante della torcia tenuta da un personaggio; alle loro spalle, sulla parete di mattoni, si apre una finestra che mostra un percorso lineare, delimitato da un foro romano, Palmira, Apamea, una costruzione pagana; la loro ricerca viene da lontano, la loro conversione descritta da una riga: “per un’altra via fecero ritorno al proprio paese” (Mt 2,12), dove l’altra via non va letta come un percorso per eludere Erode, ma come un percorso di vita.

Sull’altro lato troviamo Paolo, inginocchiato e colpito dalla luce folgorante della Rivelazione; per tre giorni rimane cieco e a digiuno (i tre giorni della passione) poi vede con gli occhi e con il cuore; una conversione non solo personale, ma che cambia radicalmente la sua vita e quella di intere comunità, lasciando un segno indelebile nella storia della cristianità: “ma prima a quelli di Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e infine ai pagani, predicavo di convertirsi e di rivolgersi a Dio, comportandosi in maniera degna.” (At 26,20)
Ha in mano la spada ora inutile ed è inserito in un contesto di grandi blocchi di fredda pietra; sullo sfondo si apre una finestra con sbarre di ferro, un richiamo alla prigionia di Paolo, ai cristiani da lui incatenati, alla prigione del corpo senza lo spirito, senza la Grazia di Dio. Tra le sbarre si intravede una porta sorvegliata, segno di un passaggio e da lì oltre un paesaggio che porta verso il deserto, senza alcun percorso definito, perché diverse sono le vie che portano alla conversione.
Sullo sfondo infine una persona sola nel deserto, alla ricerca della via, nel retro un richiamo ulteriore alla Siria di Paolo, le vestigia di una torre romana di avvistamento, ora il monastero di Mar Mousa, luogo di silenzio, ascolto e ricerca.

3. Livello II° – sinistra/destra

La struttura del secondo livello è simile tra le due sezioni e tratta di quattro distinte conversioni presenti nei Vangeli.
L’ambientazione è una specie di piazzetta tra le case, sullo sfondo una porta, segno del passaggio, al centro una via lineare, con Gesù che incontra ed accoglie il suo popolo: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me." (Gv 14,6).
La via è marcata, netta, ben distinta dal contesto circostante, non è solo una strada, ma un percorso di salvezza; infatti i primi cristiani erano chiamati i seguaci della via (At).
La sezione di sinistra è definita dalla colorazione calda delle gradazioni del giallo, le finestre che si affacciano hanno le imposte aperte, un velo azzurro copre le aperture, “ma quando ci sarà la conversione al Signore, quel velo sarà tolto.” (2Co 3,16), piante ed altri arredi contornano la scena.
Sull’albero troviamo “un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». (Lc 19, 2-10)
Zaccheo era alla ricerca, ma sentendosi peccatore temeva l’incontro con il Signore; Gesù gli offre il suo perdono fermandosi a casa sua, non nell’abitazione, ma nella casa/tempio del corpo, entra cioè in comunione.
Sull’altro lato della piazza, vi è una casa con all’interno “un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito». Replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza.” (Gv 3, 1-11)
Nicodemo incontra il Signore nella notte, con discrezione, visto che era un personaggio importante, ma anche nella notte del dubbio, alla ricerca della comprensione, della fede vera. Gesù gli parla di rinascere, di convertirsi nell’acqua del Battesimo e nello Spirito di Dio. Il dialogo si conclude senza un segno di adesione da parte di Nicodemo. Il seme era stato gettato, dando frutto quando Nicodemo difende apertamente di fronte al Sinedrio Gesù (Gv 7,50). Quando con Giuseppe d‘Arimatea “vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.” (Gv 19,39) e l’evangelista evidenzia che la prima volta era andato di notte, ora alla luce del giorno, di fronte a tutti, la conversione viene così confermata.
La sezione di destra è definita dalla colorazione quasi spettrale delle gradazioni del grigio, evidenziata dal freddo ed asettico verde (speranza), le finestre che si affacciano hanno le imposte chiuse, “Venne fra la sua gente,ma i suoi non l'hanno accolto.” (Gv 1,11), non ci sono altri elementi di arredo dello spazio, salvo quelli essenziali al racconto.


Su un lato della via troviamo Levi, che poi diventerà evangelista con il nome di Matteo, che svolge la sua funzione lecita, ma invisa al popolo, di esattore delle tasse per conto dei romani, come Zaccheo, lui però non era alla ricerca di Gesù.
"Dopo ciò egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi !». Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla di pubblicani e d'altra gente seduta con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?». Gesù rispose: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi».
(Lc 5, 27-32)
Basta una sola parola “Seguimi !” e Levi capisce di essere accolto dall’amore di Dio, la sua conversione è immediata e senza riserve.
Sull’altro lato della via, troviamo invece la Samaritana che incontra Gesù presso il pozzo di Giacobbe. Come nell’episodio di Nicodemo anche qui si intreccia un ampio dialogo e Gesù manifesta la sua divinità: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua»… «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo….La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». (Gv 4,10-279
Questo brano può lasciare qualche dubbio sulla conversione della donna, dubbio che viene fugato dalla pazienza dimostrata nell’intavolare il dialogo con la Samaritana, in netto contrasto con il perentorio “Seguimi!” indirizzato a Levi. Inserisce quindi il dubbio nella donna, le ricorda il suo peccato, la fa diventare, forse inconsciamente, sua discepola, abbandona la brocca con l’acqua della sete, il suo passato, sente la necessità di relazionarsi con altre persone, lei che con la sua vita scandalosa era probabilmente ai margini della vita sociale e religiosa del suo villaggio, genera a tutti gli effetti una conversione improvvisa, abbattendo il muro del timore e dell’indifferenza.

4. La grotta
I due blocchi laterali si compenetrano e si fondono nel corpo centrale che riproduce una grotta naturale, con una muratura sul fondo che richiama l’adattamento di molte grotte ad abitazione e ricovero del bestiame; sopra la parete artificiale come conseguente prosecuzione, si apre un ovale di sfondo.






I doni
In primo piano, disposti sui vertici di un trinitario triangolo equilatero, richiamo della Trinità, troviamo i doni portati dai Magi, oro incenso e mirra.






La Stella
In posizione leggermente rialzata, una stella d’argento a dodici punte, marca il posto della mangiatoia. Uno specifico riferimento a quella stella che si trova, con analoga funzione, nella grotta della Basilica della Natività a Betlemme. Le dodici punte richiamano le tribù d’Israele, gli Apostoli, le porte della Gerusalemme celeste (Ap 21,12), le stelle e virtù di Maria, infinite volte troviamo questo numero nella Bibbia ad indicare offerta ed abbondanza.
La stella seguita dai Magi non è un corpo celeste, una insegna luminosa che tutti possono vedere, Erode che simboleggia il popolo di Israele ne è una prova, la stella è il riferimento finale, il punto su cui tutti debbono convergere: ” Io, Gesù, ho mandato il mio angelo, per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino”. (Ap 22,16).

Giuseppe, Maria, Gesù ed il pastore
Il gruppo dei personaggi è leggermente decentrato rispetto la centralità della scena dove trova posto la stella e la mangiatoia; Giuseppe e Maria sono in piedi, vicini, e contemplano il bambino in braccio alla madre, una rappresentazione intima, familiare, assolutamente naturale, semplice, in contrasto con lo straordinario evento divino.
Maria è vestita con un manto rosso, come la tradizione antica, segno della carnalità e anticipazione della passione, la veste eterea bianco-azzurra è quella della Madonna celeste. Giuseppe è raffigurato con gli abiti del suo tempo, con la destra impugna il bastone, compagno di viaggio e prefigurazione del pastorale, sul quale è appoggiata una colomba.
Questo richiamo alla colomba è da ascriversi ai Vangeli apocrifi, in particolare allo pseudo Matteo; una citazione questa che nulla aggiunge o toglie al racconto del Natale, ma questo apocrifo è stato tradotto da San Girolamo, su specifica richiesta di San Cromazio di Aquileia che stava scrivendo il commentario al Vangelo di Matteo, quindi un riferimento storico-culturale: la colomba esce dalla verga di Giuseppe lasciata nel Tempio assieme ad altre ad indicare come sia stato scelto da Dio ad accogliere nella sua casa la Vergine Maria.

Il bambino è gioioso in braccio alla madre, non ci sono pastori ad adoralo, solo un piccolo gregge di pecore; il pastore è però presente, è Gesù stesso: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore”. (Gv 10,11), le pecore siamo noi il popolo di Dio. “Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.” (Gv 10,14), pur essendo ampio il gregge il rapporto è personale, la chiamata è per nome. “E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.” (Gv 10,16), nella grotta ci sono pecore di diversi ovili.
E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama». (Lc 2, 13-14), Paolo richiama la Pace che nasce dalla nuova alleanza: “Il Dio della pace che ha fatto tornare dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un'alleanza eterna, il Signore nostro Gesù.” (Eb 13,20)

L’ovile e le pecore
Nella grotta, oltre al pastore, c’è un antro, un ovile secondo l’uso di custodire nella casa il bestiame, sia per riscaldamento naturale, sia per sicurezza dai predatori, umani o animali. L’ovile è delimitato da una recinzione, a richiamo delle sbarre che ci separano dalla conversione, con quattro pecore il cui vello diventa sempre più chiaro nell’avvicinarsi alla mangiatoia. La prima pecora, più lontana, quindi con il manto più scuro segno della poca luce o del peccato, è sdraiata, indifferente a ciò che avviene attorno; la seconda in piedi, ma statica, guarda e cerca di capire, è in attesa; la terza pecora è dinamica, in movimento, incomincia ad attraversare il recinto scavalcando il palo abbattuto, si dirige, magari timorosa e dubbiosa, verso quella mangiatoia dove l’ultima pecora già si nutre.
5. Il popolo in cammino
Sopra la grotta si apre come uno squarcio fra le rocce, viene incorniciato un paesaggio in parte arido ed in parte fertile; un gregge di pecore scende nella valle come verso la grotta, sono sessanta pecore, tutte con un vello di colore diverso a simboleggiare l’unicità e specificità della singola persona, vengono da paesi diversi, etnie diverse, storie diverse, ma nel loro insieme rappresentano il popolo di Dio in cammino: “Poi il Signore disse ( a Mosè): Alzati, mettiti in cammino alla testa del tuo popolo: entrino nel paese che giurai ai loro padri di dar loro e ne prendano possesso.” (Dt 10,11)
Il popolo in cammino è l’immagine della Chiesa, che Gesù con la morte in croce ci ha lasciato in dono come veste candida appesa alla croce ( San Cromazio) e guidata dal nuovo pastore (Pietro),

6. Livello III° – sinistra/destra/centro

Il Battesimo: il segno dell’oro, primo dono portato dai Magi, regalità, potere e divinità, tributo di rispetto.

Sul terzo livello, a sinistra, viene rappresentato il battesimo di Cristo ad opera di Giovanni il Battista, nel fiume Giordano; Giovanni spinto dallo Spirito Santo “percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”. (Lc 3,3) Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto». (Lc 3,21-22)
L’Eucaristia: il segno dell’incenso, secondo dono portato dai Magi, si riferisce al sacerdozio di Cristo, l’incenso era usato durante l’olocausto, per odorare e santificare la funzione
. Sul fondo della grotta, sopra la parete in muratura, al piano superiore (Lc 22,12) si apre una sala, visibile attraverso l’ovale delimitato dalla grotta, in quella sala vi è la memoria dell’ultima cena, la tavola imbandita, Gesù in piedi che benedice pane e vino, con a fianco seduti Pietro il successore (Mt 16,18) e Giovanni, il discepolo che egli amava, che affiderà alla madre e la madre a lui. (Gv 19, 26-27)
«Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati » (Mt 26, 26-28)
Con l’istituzione dell’Eucaristia, Gesù, nuovo tempio (Gv 2,19), si riconcilia alla nascita, nella greppia è pane per gli uomini.

La Crocifissione: il segno della Mirra, il terzo dono del Magi, la resina odorosa usata anche per l’unzione del corpo dei morti (Gv 19,39)
Sul terzo livello viene rappresentata la scena iconografica classica della crocifissione con Gesù al centro e i due ladroni ai lati. Fino all’ultimo istante della vita terrena Egli esercita il sua apostolato di conversione: ”Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso». (Mt 27, 39-43)

7. Le luci

La lettura della rappresentazione è guidata anche dalla illuminazione che accompagna il racconto, focalizzando di volta in volta l’attenzione su un singolo elemento. Questo avviene attraverso quattro fasi in dissolvenza, riferibili alle fasi del ciclo del giorno; tre luci sono costanti: la torcia tremolante tenuta in mano da uno dei Magi, la luce che illumina il Bambino, quella che colpisce Paolo. Le fasi sono così determinate:
alba – i Magi, Paolo, l’ovile interno alla grotta;
giorno – la grotta, il secondo livello a sinistra e a destra, la prima parte del percorso di conversione al primo livello;
tramonto – Nicodemo nella sua casa, la seconda parte del percorso di conversione al primo livello, il popolo in cammino sopra la grotta;
notte – la retro illuminazione del Battesimo di Gesù, la raffigurazione dell’istituzione dell’Eucaristia, la Crocifissione.


Bibliografia

La Bibbia di Gerusalemme (CEI)
C.E. Dehoniano, Bologna 1974

Lessico di iconografia cristiana
Gerd Heinz Mohr I.P.L., Milano 1984

La Chiave
Luciano Bartoli - Lint, Trieste 1998

La Benedizione del Natale
Joseph Ratzinger - Queriniana, Brescia 2005

Dizionario enciclopedico della Bibbia e del mondo antico
AA.VV. – Editrice Massimo, Milano 1994

Dizionario culturale della Bibbia
AA.VV. – SEI, Torino, 1992

Tutti gli Apocrifi del Nuovo Testamento
A cura di Luigi Moraldi – Piemme, Casale Monferrato, 1994

USI E COSTUMI dei tempi della BIBBIA
Ralph Gower – ELLEDICI, Torino, 2000

Episodi e personaggi del Vangelo
A cura di Stefano Zuffi– ELECTA, Milano, 2003

Episodi e personaggi della Bibbia
A cura di Stefano Zuffi– ELECTA, Milano, 2004

Siti multimediali

www.La Bibbia on line
www.it.wikipedia.org
www.qumram.it

SCHEDA TECNICA

Dimensioni: lunghezza 170, profondità 100 cm
Altezza scena: 62 cm
Altezza da terra : 125 cm
Personaggi: da 30 cm numero 3
Personaggi: da 20 cm numero 3
Personaggi: da 14 cm numero 11
Personaggi: da 12 cm numero 2
Personaggi: da 3 cm numero 1
Animali: varie misure numero 66
Punti luce: numero 18
Potenza totale: 384 watt in 4 fasi
Peso stimato: 60 kg

MATERIALI USATI
Polistirolo: 14,00 mq
Faesite: 2,00 mq
Tela: 1,50 mq
Gesso scaiola: 12,00 Kg
Colla vinilica: 3,00 Kg
Colori in polvere: 1,00 Kg
Viteria: varia
Listelli di legno: 44,00 ml
Cavi elettrici: 30,00 ml

REALIZZAZIONE: Marco Soranzo
COSTUMI: Andreina Taverna

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